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KALEPOLIS – Città Bella  –   GALLIPOLI

di Vito Carignani

            Sabato 29 gennaio 2005 accolsi a Lecce, alle 10, Tamburrini Giovanni, Gemma Loreno, Ancora Vito Piero, Tundo Giuseppe, Mario Liccardi e qualche altro, cui non ricordo il nome. Feci da cicerone in oltre due ore ad un riscontro di massima del Centro Storico. Erano stati ricevuti in stazione dai responsabili della Podistica Parabita per la Maratona del giorno seguente. Percorso da sogno: Parabita, Matino, Tuglie, Sannicola, per giungere al golfo d’ incanto di Gallipoli, costeggiando “Rio Bo”, il parco boschivo delle Conchiglie, Rivabella, Gallipoli e il suo Corso Roma, il Ponte collegante La Città Vecchia, Via Nazario Sauro col Muro della Purità, la vista dell’isola di Sant’ Andrea, la riviera di Ponente, il Lido San Giovanni e via, verso Alezio, già centro messapico, sino all’ arrivo dei 42 km e 195 metri di Parabita.

Tra le più belle, affascinanti, coinvolgenti maratone corse in Italia.

Ho collegato Parabita e la sua, ormai storica, maratona a Gallipoli: città “

testa di ponte” da tempo remoto di un vasto territorio del basso Salento.

Ambiente, panorama ben conosciuto dai Messapi; lungo il tragitto che univa l’antica città di Alezio al suo porto naturale: Gallipoli.

Nel 1700 partivano dal suo porto i vascelli, sino a 30 al giorno, carichi di olio, vino, cotone e cereali con destinazione Austria, Spagna, Francia, Olanda.

Una chiesetta bizantina del X secolo: San Mauro in altura, versante SS 101. Domina la semisferica baia della Città Bella, con all’orizzonte il profilo dell’Isola di Sant’ Andrea. Costiera intrisa di grotte naturali, cui si insediarono i monaci basiliani, propagatori della religiosità orientale nel medio evo post romano.

Gallipoli e la sua comunità di 19 mila abitanti, ospita in estate ben oltre 60 turisti al giorno. Giugno e settembre, i mesi per una vacanza più consona ad evitare eccessivo affollamento in spiaggia, conoscere centri rinomati a livello internazionale lungo la costa, sino al finis terrae di Santa Maria di Leuca.

In inverno il Carnevale, quest’ anno alla sua 83° edizione. “Lu Titoru” maschera a ricordo di un giovane tornato a casa, soffocato da una polpetta, data dalla mamma “A Caremma”, simbolo allegorico di inizio Quaresima.

Gallipoli avrebbe origine da migrazioni acheo- micenee, denominata ANXA, termine greco significante: sinuoso, simile a meandro, incavo, caverna, labirinto.

Il ponte, Il Castello postazioni invalicabili nei secoli, più volte danneggiati, distrutti, ricostruiti. La Torre del Castello funge da museo a conservazione di storiche catapulte, cannoni a difesa della città. Nel XIX secolo, a seguito copertura della facciata e riempimento del fossato, sorse l’attuale mercato ittico.

Era l’anno 1969 e si andava ogni domenica a Gallipoli con mia moglie, al tempo fidanzati. Da via Dei Ferrai, casa della nonna di Loredana, raggiungevo la circoscrizione ittica, nei paraggi della chiesa di Santa Cristina. Era uno spasso assistere alla vendita del pesce lungo il litorale. Le vive espressioni dei Banditori , frasi standard in vernacolo “caddipulinu”. Miriadi di casse: sarde, vope, alici, spariuoli, orate, lutrini, quasi a mo’ di corone gemmate, a colmare i camioncini dei grossisti salentini.

Piazza mercato, antistante via Nazario Sauro, sosta di agorà al profumo del mare, occasione d’ incontro, il parlare del più e del meno sorseggiando un caffè al Bar dello Sport, tornare a casa con borse ricolme di meraviglia marina, acquistata a buon prezzo a “km zero”. Avuta e venduta al minuto, di diritto, dai pescatori delle paranze quale “crianza” (riguardo, cortese attenzione del pescato). Fiore all’occhiello di Gallipoli: la sottostante spiaggia della Purità, incastonata nel centro storico da un ciclopico muro rivierasco. Accessibile grazie al discendere di gradini naturali ricavati dal frangimento della roccia. A cappello, le sovrastanti basiliche: Santissimo Crocifisso, Santa Maria degli Angeli, San Francesco D’ Assisi, con all’ interno un presepe perpetuo in pietra ed il celebre “Malladrone”, che “Crocefisso in San Francesco D’Assisi soffoca ancora il suo pianto e urla il suo giudizio di disprezzo verso se stesso”.

Gabriele Dannunzio, ben conobbe Gallipoli, attento alle storie sul Malladrone ascoltate dai gaddipulini: “sempre con i vestiti “strazzati” ( laceri, ridotti in brandelli), cambiati cento volte, tornavano sempre lacerati. Ogni sera a scendere dalla Croce, vagare per le strade della città a spaventare i disgraziati ritardatari…..”

Il cuore pulsante del Centro Storico, cinto dalle mura è di una bellezza senza tempo. Isola calcarea collegata alla terra ferma dal ponte. Gioielli il castello con i suoi torrioni, il Rivellino proteso al mare. La chiesa della Purità a fronte della spiaggetta dal panorama incantato al tramonto.

517 giunti al traguardo, di cui oltre 50 provenienti da altre regioni: ADS Bergamo, Vicenza Runners, Verbania, Podistica Ponte Lungo- Bologna, ADS La Fenice, Montello, Nova Siri, ADS Podismo My Domo, Atletica Val Tavo.

Successo dovuto a tutta ASD Atletic Gallipoli del Presidente Claudio Polo per l’impegno organizzativo profuso. Non semplice finalizzare per: sacrificio, alto rischio finanziario, precaria condivisione in contesto socio, politico, economico alquanto indifferente al sostegno, partecipazione di base al Podismo, volano di afflusso umano e conseguente incremento turistico.

Dopo XIV edizioni, la Maratona di Parabita è passata agli annali, non certo per disinteresse, incuria degli amici organizzatori.

Resta, speriamo, la Maratona della Grecia Salentina di Cristian Bergamo.

Siamo il meridione, anzi il profondo sud, socialmente alieni anche nel capire lo spirito, pratica efficacia della corsa, disciplina sportiva antica quanto il mondo.

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