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MILANO MARATHON: LA MARATONA DEGLI ASSENTI

Dal blog di Sir Marathon Fausto Dellapiana

Per una volta che, prima di correre una maratona, avevo in mente argomento e titolo, ho dovuto, a causa di eventi ed inconvenienti riscontrati prima e dopo la maratona, cambiare argomento e titolo. Un breve cenno all’argomento che avrei dovuto trattare ed il simpatico titolo che avevo in mente. “Sir Marathon, l’ultimo Highlander”. Curioso il titolo, simpatico l’argomento: avrei preso bonariamente in giro due miei amici che mi accusano di aver attaccato loro il virus della maratona: la “maratonite”.

La loro defezione alla maratona, alla quale tenevano particolarmente e durante la quale, avendola preparata con molta cura, avrebbero tentato di fare il personal best, è dovuta a piccoli problemi fisici, tipici di noi maratoneti. So perfettamente che non è buona cosa “prendere in giro” atleti che sono infortunati, ma, fortunatamente, soprattutto Tia, sta vedendo la luce delle sue traversie e presto potrà riprendere i suoi allenamenti intensi per poter ridurre la distanza che ancora lo separa da Angelo. Ecco, per lui la ripresa è più vicina e, se tutto andrà bene, sarà al via alla prossima Sarnico-Lovere. Quello che è certo è che nella corsa di Pasquetta, che avremmo dovuto correre in tutta calma ed in compagnia, Mattia faceva fatica a tenere il mio passo e quello di Stefano. No, non perché noi andavamo forte, ma perché andavamo troppo piano (secondo lui). Evabbè, in ogni caso alla Milano Marathon solo il “vecchietto” risulta in classifica! Rimando la sfida, che per me sarà già persa, alla prossima Maratona di Verona, maratona che li vide esordire sulla distanza.

Veniamo ora alle mie osservazioni sulla gara corsa domenica: la “Wizz Air Milano Marathon”. La maratona di Milano, che da qualche anno abbina al nome il major sponsor, è giunta quest’anno alla 22a edizione. Aver organizzato la gara da quattro lustri avrebbe dovuto evitare gli errori e le mancanze rilevate non solo da me, ma anche da altri partecipanti. L’ingresso alla zona spogliatoio / deposito borse, riservata agli atleti prima della partenza, era previsto dalle 6,30. Verso le 7.00, ora in cui siamo giunti, notiamo la fila di bagni chimici stranamente senza coda. Bene. Bene? Niente affatto, non c’è coda perché sono tutti ancora chiusi. Fortunatamente e con un mezzo di fortuna uno dei responsabili, non certo quello dei bagni chimici, li apre con qualche difficoltà. Questo ha consentito l’accesso ai primi fortunati atleti: bagni intonsi e … freschi di pulito. Ampie e poco affollate le tende per il cambio, anche se sono quasi le 7,30. Vista la distanza dalla zona di partenza, ci viene consigliato di consegnare le borse negli appositi box e raggiungere piazza Duomo. Bene! Bene? Niente affatto. In tutte le zone riservate sono assenti gli addetti che dovrebbero non solo ritirare la sacca con gli indumenti di ricambio, ma anche controllarla. Diligentemente gli atleti lasciano la sacca nei relativi box, con la speranza di ritrovarla all’arrivo. Beh, qualcuno che questa speranza non la nutre preferisce prendere portafoglio e telefonino con sé. Raggiunta la zona di partenza, oltre ad ammirare il Duomo di Milano, sentiamo lo speaker che, vista la giornata particolarmente calda, invita a bere a tutti i ristori e a rinfrescarsi spesso. Se per il primo consiglio durante la gara non ci saranno difficoltà, o quasi, per il secondo, quello di rinfrescarsi con gli spugnaggi, sarà lettera vana, in quanto non ci saranno, o meglio, se si trovano sono in posti errati (in zona ristoro) e del tutto insufficienti. Per fortuna in un paio di zone troviamo dei Vigli del fuoco che in questa occasione si divertono a sparare acqua nebulizzata sugli atleti. A loro un grazie. Per chi volesse approfondire: dal sito FIDAL “Regola 240 – Corse su strada”. In compenso, se sono mancati i punti spugnaggio, sono stati più frequenti i punti ristoro. Anche qui luci ed ombre. Punto di ristoro Gourmet al km 21, con specialità non certo adatte ad un atleta di vertice, ma credo molto apprezzato dagli atleti della “domenica”, che non disdegnano qualche minuto in più per un buon bicchiere di vino accompagnato da una fetta di salame. Di contro anche qui uno punto ristoro senza … bicchieri e pure senza bottigliette d’acqua, che per la prima volta erano più piccole del mezzo litro canonico. Possibile che l’organizzazione non abbia provveduto a rifornire in tempo reale con bottigliette e/o bicchieri il punto di ristoro? Evitato comunque il suggerimento di bere direttamente dalle bottiglie da un litro e mezzo. 

Che Milano abbia preso da Brescia l’idea, per evitare rifiuti, di “servire” l’acqua direttamente dalle bottiglie? A proposito di rifiuti: un cartellino rosso agli atleti che, nonostante gli enormi e ben distribuiti cassoni per la raccolta delle bottigliette, hanno preferito gettarle ai bordi della strada ed un caloroso plauso ai volontari, molti dei quali giovanissimi, che diligentemente hanno raccolto quanto lasciato dagli atleti poco rispettosi delle regole. Un particolare ringraziamento da parte mia alla società Levissima, che ha fornito pettorine, borse e speciali pinze per agevolare l’operazione (pubblicità non occulta, ma dovuta!). Quest’anno la maglietta di “finisher” sarebbe stata consegnata, secondo una giusta logica, all’atleta al termine della sua gara. Bene! Bene? Anche qui l’organizzazione ha clamorosamente fallito. Nonostante sul pettorale di gara fosse segnata la taglia indicata dall’atleta in fase di iscrizione, al mio arrivo erano disponibili solo taglie “S”. Lo so che i più maligni di voi diranno che chi tardi arriva male alloggia, per cui ci si deve accontentare. Due piccole considerazioni. La prima: l’organizzazione sapeva già in anticipo il numero esatto delle varie taglie, per cui non capisco dove sia il problema. La seconda: sono arrivato anche questa volta nelle ultime posizioni … ma dietro di me 1553 atleti, circa il 20% degli arrivati, ha avuto lo stesso problema, beh, diciamo un po’ meno, visto che qualcuno di questi avrà pur scelto la taglia “S”. Questo fatto mi ricorda la figura fatta qualche anno fa quando la “medaglia” consegnata all’arrivo era un gagliardetto plastificato. 

L’organizzazione, in seguito alle numerose proteste, provvide in seguito ad inviare direttamente a casa una vera medaglia. La medaglia di quest’anno non ha certo soddisfatto molti atleti; il commento più originale che ho sentito è stato: “Non poteva essere diversa, in quanto ricorda la targhetta che si mette sulle valige, visto che lo sponsor e Wizz Air”. Se alla consegna delle borse non era presente nessun addetto, al ritiro avevo un addetto esclusivo per la mia sacca: era l’ultima del mio box. Nessuna difficoltà al ritiro e soprattutto nessuna coda; beh, uno dei vantaggi di arrivare nelle ultime posizioni!

Dopo tanti assenti, concludo il post citando i presenti. Ferdinando è ritornato sulla strada camminando in autonomia per ben 22 chilometri. Oltre a camminare, ha fatto anche una buona azione, accompagnando per un paio di chilometri Andrea (presente in tutte le edizioni), in quel momento in leggera difficoltà. Difficoltà poi brillantemente superata. Presente pure in molti tratti del percorso il pavé. Domenica si è disputata la Parigi Roubaix: perché non prendere esempio dalla classica del nord per numerare i tratti di pavé? Sarebbe una novità e renderebbe più attenti gli atleti nell’affrontare quei tratti, causa di cadute, per fortuna senza gravi conseguenze. Da ultimo voglio citare la presenza di Rossana che, non solo mi ha accompagnato in questa mia nuova avventura, ma è stata un valido navigatore nel raggiungere la destinazione di partenza.

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